26 Nov 2018

Amici della Terra: “la termovalorizzazione chiude il ciclo”

La provincia di Treviso è davvero un caso esemplare di ciclo a “rifiuti zero”, come sostiene chi negli ultimi mesi l’ha presa a modello per contestare l’utilità dei termovalorizzatori? L’associazione ecologista Amici della terra ha voluto verificare sul campo, scoprendo che la realtà è molto diversa dalle (pur buone) intenzioni: il residuo indifferenziato della provincia infatti consta di almeno 71.426 tonnellate di rifiuti l’anno, che vengono smaltiti in discarica o trattati nei termovalorizzatori del nord. L’equivoco, spiega in un articolo la presidente di Amici della Terra, Monica Tommasi, nasce dal fatto che le fasi di trattamento cui vengono sottoposti i rifiuti comportano in parallelo una serie di passaggi formali che modificano la categoria dei residui trattati (oltre a rendere più difficile tracciarne il percorso), ma non cambia la loro destinazione finale.

La vicenda in questione è solo il caso più evidente di una situazione generale che riguarda metà del Paese, e parte da un problema di fondo: «Tutti parlano di “rifiuti zero” – rileva Tommasi – ma, in concreto, in tanti cercano di svicolare limitandosi a discutere su come o su quanto spingere nel futuro la raccolta differenziata. Del restante indifferenziato e del suo destino – in discarica o all’estero – nessuno vuole sapere niente, come se non esistesse». E invece “la differenziata è una premessa decisiva ma non esaustiva per un circolo virtuoso”.

 

La differenziata non è la soluzione né un valido alibi per rifiutare la termovalorizzazione: «le maggiori percentuali di raccolta differenziata di recupero o riciclo effettivi – ricorda la presidente di Amici della Terra – si hanno nelle regioni che utilizzano la termovalorizzazione per gestire i rifiuti non recuperabili e che, grazie a questo, hanno potuto relegare le discariche a un ruolo marginale».

Nel concreto, dettaglia Tommasi, in Italia oggi «su circa trenta milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti annualmente, oltre sette milioni vengono conferiti in discarica, circa cinque milioni e mezzo sono quelli inceneriti»; la maglia nera dell’interramento spetta al Molise (oltre il 90% dei rifiuti smaltiti in discarica), seguito da Sicilia, Calabria e Umbria. «È facile – prosegue Tommasi – capire che occorrerebbe almeno il doppio degli impianti di termovalorizzazione per ridurre di un ordine di grandezza i conferimenti in discarica e interrompere la sequela di incendi, colposi o dolosi, che si stanno verificando». Da Treviso all’Umbria, da Roma alla Puglia, conclude Tommasi, la soluzione deve passare per una consapevolezza: «c’è un pezzo del ciclo dei rifiuti che non può essere dimenticato e nascosto sotto il tappeto: è quello del recupero energetico o dello smaltimento finale».