Emilia Romagna, è allarme rifiuti
L’Emilia Romagna è a un passo dal collasso-rifiuti: non succederà a brevissimo termine come paventano le aziende locali impegnate nel settore, ma “l’emergenza sta arrivando davvero” e potrebbe essere solo «il termometro più sensibile e accurato dell’emergenza rifiuti verso cui l’Italia sta correndo con passo bersagliero». L’allarme viene lanciato oggi da Jacopo Giliberto sul Sole 24 Ore.
In ottobre, ricorda il quotidiano, le imprese del settore avevano segnalato in una lettera che «per le regole che paralizzano sia gli impianti sia il mercato, i rifiuti e i materiali da rigenerare non trovano destinazione e si accumulano nei capannoni e nelle linee di trattamento, selezione e riciclo»; per questo chiedevano l’aumento dei siti temporanei dove depositare i rifiuti, senza però ottenere risposte concrete.
Il problema principale, rileva il Sole 24 Ore, riguarda al momento 8,5 tonnellate di rifiuti prodotti dalle imprese, i cosiddetti rifiuti speciali: la domanda supera le capacità di smaltimento, provocando tra l’altro «costi di trattamento in forte aumento e per talune tipologie raddoppiati».
E l’emergenza dell’Emilia Romagna è solo la situazione più evidente di una crisi che riguarda diverse aree del Paese (come la Sicilia, che “respinge sdegnosa la realizzazione di inceneritori e predilige le discariche” a causa di un approccio figlio “delle velleità ideologiche sui rifiuti”); una situazione che nasce dalla complessità degli iter burocratici, dalla resistenza dei “comitati del no” («no agli impianti di biogas che ricavano metano dai rifiuti, no alla cartiera di Mantova che potrebbe far decollare il riciclo solamente se può riaccendere l’inceneritore di servizio, no ai termovalorizzatori che servono a completare il ciclo della raccolta differenziata, no al riciclo agricolo dei concimi ottenuti dai depuratori») e, non ultimo, da “normative lisergiche e sentenze contromano” che «impediscono il riutilizzo dei materiali rigenerabili, come nel caso delle regole end-of-waste paralizzate da una sentenza e il cui sblocco è stato promesso dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa».