19 Giu 2018

Rifiuti speciali, Lombardia in emergenza

Dopo gli anni della crisi torna a crescere in Italia la produzione di rifiuti speciali: è il principale dato emerso dal nuovo Rapporto realizzato dall’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, presentato a Roma lo scorso 14 giugno.

Giunto alla sua 17ma edizione, lo studio rivela che l’Italia, pur essendo tra i primi Paesi in Europa sul fronte del riciclo, ha ancora bisogno di investire sulla riduzione della produzione dei rifiuti speciali: siamo infatti ancora lontani dall’obiettivo fissato dal Programma nazionale di prevenzione del 2013, in base al quale entro il 2020 si dovrebbe registrare una riduzione del 5% nella produzione dei rifiuti non pericolosi e del 10% per i pericolosi.

Dalla ricerca emerge che i rifiuti speciali generati dalle attività produttive, commerciali e di servizio sono oltre quattro volte superiori rispetto ai rifiuti solidi urbani (135 milioni di tonnellate nel 2016 a fronte di oltre 30 milioni di tonnellate degli urbani), e a crescere in modo particolare nel 2016 è stata la categoria

 

dei rifiuti pericolosi, che con oltre 9,6 milioni di tonnellate segna un +5,6% rispetto al 2015; più contenuto l’aumento dei non pericolosi, che arrivano a 125 milioni di tonnellate (+1,7%). La produzione dei rifiuti speciali si concentra al Nord (quasi 77,8 milioni di tonnellate, pari al 57,6% del totale), che supera di gran lunga il Centro (25,3 milioni di tonnellate, il 18,7%) e il Sud (dove si producono oltre 32 milioni di tonnellate, il 23,7% del totale).

In termini regionali la Lombardia è al primo posto nella produzione di rifiuti speciali con 29,4 milioni di tonnellate (21,8%), seguita dal Veneto con 14,6 milioni di tonnellate (10,8%) e l’Emilia-Romagna con 13,7 milioni di tonnellate (10,1%).

Ai 29,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali si devono aggiungere i 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, che portano il fabbisogno complessivo di smaltimento della Regione Lombardia a 34,2 milioni di tonnellate/anno a fronte di soli 2,5 milioni di tonnellate di capacità di termovalorizzazione disponibile.