Emissioni, dati a confronto
Brianza Energia Ambiente ha ritenuto di fornire dati scientifici utili a chiarire l’effettiva portata emissiva dell’impianto di termovalorizzazione di Desio. A tale scopo nel settembre 2017 ha commissionato al Dipartimento di Ingegneria civile ed ambientale del Politecnico di Milano uno studio per valutare le emissioni del forno e, contestualmente, verificare l’impatto di altre fonti emissive presenti sul territorio, in particolare le arterie stradali a grande percorrenza.
Lo studio, consegnato a febbraio 2018, riguarda l’area compresa nel Comune di Desio e nei Comuni di Bovisio, Varedo, Cesano, Muggiò e Nova Milanese.
Metodologia. La ricerca, presentata lunedì 19 marzo ai Soci e il giorno successivo alla stampa, ha confrontato in primo luogo il reale contributo emissivo del termovalorizzatore rispetto al contributo stimato cui fa riferimento lo studio commissionato dal Comune di Desio; inoltre la ricerca propone un confronto con un’altra fonte inquinante: il traffico veicolare.
Studi a confronto. Il contributo emissivo reale al suolo del termovalorizzatore (contributo massimo alla media annua) per gli ossidi di azoto è risultato essere di 6 volte inferiore rispetto a quello stimato dallo studio commissionato alla Società Servizi Territorio srl, che ha preso in considerazione un dato teorico, a prescindere dai valori di emissione reali, seguendo l’assunto che l’impianto emettesse costantemente a camino un valore di concentrazione di ossidi di azoto corrispondente al valore massimo consentito per legge. L’impianto invece produce ossidi di azoto in misura notevolmente inferiore, in quanto il limite di legge è previsto come livello massimo da non superare, ma ogni impianto ha poi un proprio livello emissivo.
La qualità dell’aria. Un altro parametro considerato dallo studio riguarda il rispetto ai limiti di legge sulla qualità dell’aria: l’incidenza reale del termovalorizzatore (contributo massimo alla media annua) è risultata essere dello 0,2% per gli ossidi di azoto, dello 0,001% per le polveri sottili e dello 0,0005% per le diossine (quest’ultimo dato è riferito al limite suggerito dalla normativa tedesca; in Italia non è definito un limite di legge per le diossine).
Le altre fonti. Lo studio del Politecnico ha inoltre confrontato le emissioni reali attuali del termovalorizzatore con quelle del traffico veicolare sulle principali arterie che attraversano il territorio del Comune di Desio e dei Comuni limitrofi.
Confronto col traffico veicolare. Il contributo reale del termovalorizzatore (contributo massimo alla media annua) all’inquinamento dell’aria al suolo nell’area urbanizzata del
Comune di Desio è risultato essere di 100 volte inferiore per gli ossidi di azoto, di 1.000 volte inferiore per le diossine e di 10.000 volte inferiore per le polveri sottili (PM10) rispetto all’inquinamento prodotto dal traffico veicolare. Il confronto, tra l’altro, è stato realizzato considerando solo le principali arterie e non anche il traffico diffuso nelle vie del centro. Valori analoghi si riscontrano anche nei Comuni di Varedo, Bovisio Masciago, Nova Milanese, Cesano Maderno e Muggiò (vedi tabella allegata).
Il contributo del riscaldamento urbano. Per una valutazione ancora più realistica del confronto tra emissioni del termovalorizzatore e altre fonti, al contributo del traffico si dovrebbe aggiungere anche il contributo delle caldaie del riscaldamento che, nella stagione invernale, in termini di emissioni pesano più o meno quanto il traffico veicolare. Un impatto che, va segnalato, il servizio di teleriscaldamento contribuisce a ridurre considerevolmente.
La Presidente: “Un punto fermo”. «Siamo molto soddisfatti dei dati emersi dallo studio effettuato dal Politecnico – ha dichiarato la Presidente di Bea, Daniela Mazzuconi -, uno studio che abbiamo voluto commissionare senza clamori, con la discrezione che caratterizza l’approccio della nostra Società. Come sosteniamo da sempre, l’impegno per una gestione responsabile del territorio è per noi una priorità, e questi dati lo dimostrano ancora una volta.
«Crediamo che questa ricerca possa quindi rappresentare un punto fermo, dopo tante parole e allarmi lanciati da chi, pregiudizialmente e senza accompagnare le polemiche con soluzioni alternative valide, si schiera da sempre contro il servizio di Bea, quando la nostra società – i dati parlano chiaro – opera non solo rimanendo ampiamente entro i limiti di legge, ma addirittura contenendo le proprie emissioni a livelli di diversi ordini di grandezza inferiori rispetto alle stesse previsioni di legge. Inoltre, in un territorio come il nostro, così intensamente urbanizzato, sono molteplici le fonti che concorrono a comprometterne la salubrità e con emissioni inquinanti di ben altra portata rispetto al termovalorizzatore, come appunto il traffico intenso delle principali direttrici che quotidianamente attraversa i nostri Comuni.
«Ci teniamo infine a sottolineare che la posizione di Bea risulterebbe ancora più virtuosa se nella ricerca fossero stati presi in considerazione ulteriori parametri, come il traffico locale o le emissioni degli impianti di riscaldamento domestico, significativa fonte di inquinamento ambientale, che peraltro attraverso il servizio di teleriscaldamento la nostra Società contribuisce fattivamente ad abbattere».
Lo studio del Politecnico di Milano (formato pdf)