11 Ago 2016

Il Politecnico: «La termovalorizzazione dovrebbe triplicare»

Secondo uno studio del Politecnico di Milano in Italia manca capacità di incenerimento per 10 milioni di tonnellate

Il problema dei rifiuti, in Italia, passa anche per la carenza di impianti di termovalorizzazione: lo rivela uno studio del Politecnico di Milano presentato all’ultimo convegno del Laboratorio Energia e Ambiente di Piacenza.

Il dato emerge dalla “Valutazione preliminare del fabbisogno nazionale di capacità di termoutilizzazione” realizzata da Stefano Consonni, docente presso il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano. Il professor Consonni, nel suo studio, valuta i dati in prospettiva, ipotizzando una produzione lorda di rifiuti pari a 30 milioni di tonnellate/anno, una raccolta differenziata media del 65%, scarti della raccolta differenziata pari al 20% e con il 25% del materiale destinabile a recupero di energia indirizzato in impianti di trattamento meccanico-biologico. Consonni precisa che non si tratta della situazione attuale, ma di un quadro verosimile nell’ottica di «un’evoluzione che consenta al nostro Paese di allinearsi alle aspettative più avanzate per la gestione sostenibile dei rifiuti, raggiungendo gli obiettivi di raccolta differenziata e “discarica zero” fissati dalla legislazione europea e nazionale».

 

In tutti i Paesi avanzati, precisa ancora il docente, i rifiuti speciali combustibili alimentano impianti di recupero di energia insieme ai rifiuti urbani come valida alternativa alla piaga ecologica delle discariche; oggi in Italia i quantitativi di rifiuti speciali impiegati per recupero energia «sono molto inferiori a quelli potenzialmente utilizzabili a tale scopo». Anche nelle aree più virtuose del Paese, infatti, il quantitativo totale di rifiuti speciali combustibili si ferma sui 4,2 milioni di tonnellate, mentre altri 2 milioni di tonnellate di rifiuti potenzialmente utilizzabili per il recupero di energia vengono collocati in discarica.

Partendo quindi da una base di 30 milioni di tonnellate/anno di rifiuti urbani, la differenziata incide per 19,5 milioni di tonnellate (di cui 15,6 a effettivo riciclo), mentre 14,4 milioni di tonnellate – che salgono oltre i 16, includendo i rifiuti speciali – potrebbero venire indirizzati a recupero di energia anziché confluire nelle discariche, con i noti danni per l’ambiente.

Considerando che la attuale capacità di trattamento nazionale degli impianti incenerimento oscilla tra i 6,3 e 6,8 milioni di tonnellate/anno, conclude Consonni, «la differenza tra il fabbisogno e la capacità installata ammonta a oltre 10 milioni di tonnellate/anno», cui andrebbe aggiunto un ulteriore margine del 10% «per ridurre effettivamente al minimo la necessità di discarica e la probabilità di emergenze».