18 Set 2019

Cewep: boom di rifiuti indifferenziati nel 2035

Nel 2035 circa 40 milioni di tonnellate in eccesso minacceranno il settore del trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati. «Se non agiamo per tempo si verrà a creare un problema [nel trattamento dei rifiuti non riciclabili] che si tradurrà in incendi, trasferimenti illegali e nuove discariche», ha ammonito Paul de Bruycket, Presidente della Confederazione europea degli impianti di termovalorizzazione (Cewep). De Bruycker ha invitato i responsabili politici e tutte le parti interessate ad avviare un dialogo: «dobbiamo lavorare insieme per trovare la soluzione più sostenibile a questo problema», ha affermato.

La denuncia di Cewep fa riferimento alle nuove stime sul trattamento dei rifiuti residui effettuate dalla confederazione, che rivelano come l’Europa nel 2035 dovrà affrontare un deficit di capacità di trattamento pari a circa 40 milioni di tonnellate. Questi calcoli si basano sull’ipotesi che gli obiettivi dell’UE in materia di rifiuti urbani vengano raggiunti e che «ambiziosi obiettivi di riciclaggio vengano conseguiti sul fronte dei rifiuti commerciali e industriali».

Secondo i dati utilizzati da Cewep nelle sue stime, in Europa i rifiuti urbani prodotti nei prossimi anni aumenteranno, attestandosi a 246 milioni di tonnellate. 160 milioni di tonnellate, quasi i due terzi del totale, saranno destinati al riciclo o al compostaggio, mentre 18 milioni di tonnellate – il 7% – verranno avviati in discarica; 68 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani rimarranno quindi in attesa di trattamento.

Ipotizzando che i rifiuti commerciali e industriali non pericolosi prodotti in Europa nel 2035 siano pari a 295 milioni di tonnellate, con una percentuale di riciclo e compostaggio del 68% ed un conferimento in 

discarica del 7%, altre 74 milioni di tonnellate rimarrebbero in attesa di trattamento.

Basandosi su queste ipotesi, la domanda di trattamento per i rifiuti non riciclabili in Europa salirebbe a circa 142 milioni di tonnellate; come termine di paragone, nel 2017 il potenziale di termovalorizzazione in Europa era di 90 milioni di tonnellate e a 11 milioni di tonnellate ammontava la disponibilità di incenerimento, per un totale di offerta pari a 101 milioni di tonnellate; di qui, in assenza di nuovi impianti, le 40 milioni di tonnellate di rifiuti non riciclabili in cerca di sistemazione.

A metà giugno Cewep ha nuovamente sottolineato la notevole importanza di trovare soluzioni affidabili per il trattamento dei rifiuti non riciclabili nell’ottica di un’economia circolare virtuosa.

I termovalorizzatori hanno contribuito a rimuovere gli elementi contaminanti dal ciclo di recupero dei materiali attraverso il trattamento e lo smaltimento finale di questo tipo di materiali.

Come esempi di rifiuti che richiedono un trattamento specifico, Cewep ha elencato i rifiuti sanitari, i rifiuti in plastica e i flussi di rifiuti contenenti sostanze pericolose come ftalati, bromurati ritardanti di fiamma, altri inquinanti organici persistenti (POP) e metalli pesanti. Anche gli scarti degli impianti di trattamento e riciclaggio (TMB) e i residui della raccolta differenziata richiedono un trattamento specifico. «Questi rifiuti non dovrebbero rientrare tra le materie oggetto di riciclo» ha sottolineato Cewep.

(fonte: Euwid)