Rifiuti, con i termovalorizzatori meno tasse per 700 milioni
La discarica è la soluzione peggiore al problema rifiuti sia dal punto di vista economico, sia sul piano ecologico: lo conferma un dossier del Sole 24 Ore pubblicato ieri, che in base agli ultimi dati disponibili rileva come i costi per la gestione di una discarica portino a un notevole aumento delle tasse sui rifiuti – particolarmente gravose nei territori dove non sono previste soluzioni di termovalorizzazione – ma soprattutto che «i polmoni sono più attossicati dove ci sono le discariche, i Tmb e gli incendi selvaggi della malavita della spazzatura».
Come sottolinea Jacopo Giliberto, «economia ed ecologia sono due declinazioni dello stesso concetto; se i Comuni che nascondono la loro spazzatura sotto il tappeto della discarica e dei Tmb i loro rifiuti si dotassero di sistemi moderni di riciclo e di riutilizzo termico della spazzatura, la tassa rifiuti pagata dagli italiani scenderebbe di 700 milioni di euro l’anno».
Da un confronto tra le varie aree della Penisola effettuato dal Cesisp – il Centro di studi economici sui servizi, l’industria e il settore pubblico – emerge che a Palermo si pagano «550 euro per tonnellata di rifiuti seppelliti nella discarica monstre di Bellolampo», a Napoli spedire la spazzatura in Germania costa 430 euro a tonnellata, mentre a Roma le attuali soluzioni di
smaltimento – che, come noto, per scelta politica escludono a priori la costruzione di impianti di termovalorizzazione – portano a una spesa di 406 euro/tonnellata.
All’altro capo della classifica, sul fronte dei virtuosi, «la tassa rifiuti è meno pesante là dove il riciclo è formidabile perché si appoggia a impianti moderni di incenerimento: in Friuli-Venezia Giulia (241 euro), in Emilia-Romagna (267 euro) e in Lombardia (290 euro) ma anche a Bari (la tassa rifiuti è 282 euro la tonnellata)».
Recenti indagini confermano che per superare le discariche – e quindi avviare un ciclo virtuoso nelle località oggi prive di impianti di incenerimento – non basterebbero (o non basterebbero più) i volumi previsti nel decreto Sblocca Italia. La normativa del 2016 individuava infatti un fabbisogno impiantistico di 1,8 milioni di tonnellate/anno, mentre secondo gli economisti Massimo Beccarello e Giacomo di Foggia «per sbloccare il riciclo a Palermo, Napoli, Roma e in altre città nemiche dell’ambiente servirebbero inceneritori per 6,3 milioni di tonnellate di spazzatura l’anno»: il 350% in più.